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Un ministero dell’Immigrazione e lo Ius soli: M5s e Pd tocca a voi

Pubblicato il 31/08/2019 - Il Piccolo, Messaggero Veneto

Ricevuto da Mattarella l’incarico di formare il nuovo governo, Giuseppe Conte ha potuto annunciare, dai microfoni del Quirinale, la “novità” scaturita dagli accordi tra lui, il capo politico M5s Luigi Di Maio e il segretario Pd Nicola Zingaretti. La formula con cui il premier incaricato sintetizza una svolta che solo poche settimane fa sembrava fantascienza è suggestiva: secondo il già avvocato del popolo trasmutato, secondo Jean-Claude Juncker, nello Tsipras italiano, si tratta di lanciare niente meno che un “nuovo umanesimo”. Una rivoluzione la cui levatrice sarà, se ne deduce, il rapporto in via di definizione tra la principale forza antisistema del Paese e il maggior partito riformista italiano. “Vaste programme”, avrebbe detto il generale De Gaulle. Anche scontando l’etichetta enfatica con cui la colora il giurista pugliese, è impossibile infatti non riconoscere la portata, e le intrinseche difficoltà, di una sfida che ha già mietuto una vittima illustre: quel Carlo Calenda che, di fronte all’intesa sigillata coi grillini, si è dimesso polemicamente dalla direzione del Pd. L’ex ministro dello Sviluppo Economico abbandona la Ditta per una ragione che ha illustrato in una lunga lettera aperta al segretario: impossibile per lui rimanere in una formazione che sceglie, con una clamorosa giravolta, di allearsi con chi nutre “valori opposti”. È una bocciatura netta, quella di Calenda, del patto di potere tra un partito in cui l’eurodeputato si era imbarcato con la missione di ancorarlo all’area liberale e un movimento nato – scrive l’ormai ex dem – “cavalcando le peggiori pulsioni antipolitiche e cialtronesche di questo Paese”. Parole come pietre, che evidenziano la stridente contraddizione tra gli aulici auspici di Conte e la realtà di un esecutivo che nasce con una pesante ipoteca. Una spada di Damocle che il Pd, ora distratto dall’euforia destata dalla spettacolare neutralizzazione di Matteo Salvini e dall’imminente ritorno alla tolda di comando, può sottovalutare solo a proprio rischio e pericolo. Prima di ritrovarsi bruciato da una coabitazione che potrebbe vederlo, più che governare in armonia con i partner e raccoglierne i frutti elettorali, sbracciarsi per arginarne le pulsioni populiste e liberticide per poi schiantarsi alle urne, il partito di Zingaretti farebbe bene a chiedere a Conte garanzie precise sul nuovo umanesimo che si vuole promuovere. Un ambito di applicazione immediato c’è, peraltro, ed è l’immigrazione. Quel terreno che aveva visto il M5s sposare compatto il cattivismo salviniano e appoggiarne acriticamente l’implementazione dovrà essere riseminato con politiche e atteggiamenti di segno opposto. In questi giorni dedicati alla stesura del programma di governo e alla scelta dei ministri, è quindi auspicabile che il Pd persuada i suoi nuovi compagni di viaggio a rifarsi una verginità accettando due semplici punti: la costituzione di un Ministero dell’Immigrazione (o, nella formula lettiana, dell’Integrazione) e una riforma della legge sulla cittadinanza sulla falsariga del cosiddetto “Ius soli temperato” affossato nella scorsa legislatura. Ma anche di questo il generale francese direbbe: Vaste programme.

Marco Orioles

 

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