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La sentenza fatale di Fitch e la tenuta del governo

Pubblicato il 24/02/2019 - Il Piccolo

Nel confermare il rating del debito pubblico italiano a BBB, due gradini sopra il livello di investimento spazzatura, abbinandolo però ad un outlook negativo, l’agenzia americana Fitch ha offerto un’analisi della congiuntura politica realistica quanto scoraggiante. Troppe, secondo Fitch, le “incertezze” e le “tensioni” che scaturiscono dai convulsi rapporti tra le due forze di maggioranza, Lega e M5S, chiamate dalle elezioni dello scorso 4 marzo a condividere l’azione di governo. Il braccio di ferro su ogni provvedimento, regredito più recentemente a propensione a rimandare a dopo il voto per l’Europarlamento le decisioni più spinose, costringe l’Italia ad una navigazione a vista che incide negativamente su un quadro economico in progressivo deterioramento. Fitch è solo l’ultimo organismo internazionale a pronunciare una sentenza fatale sulla crescita del nostro Paese, rivista dal precedente 0,8% ad un assai più modesto 0,3%. Un dato che smentisce per l’ennesima volta le previsioni stilate dall’esecutivo in sede di stesura della manovra, che fissarono la crescita ad un livello (+1%) cui non crede più nemmeno chi le formulò in prima battuta. E che pone una seria ipoteca sui nostri conti pubblici, con il tappo del deficit pronto a saltare (Fitch lo stima al 2,3%) e ad esondare rispetto alla soglia concordata (2,04%) nel duello autunnale con Bruxelles. Sarà difficile, in tali condizioni, risalire la china dell’incombente recessione ed evitare il dissesto del bilancio. Appaiono spericolate, in questo senso, le iniezioni di fiducia del premier Giuseppe Conte. Il quale, commentando le valutazioni di Fitch, ha reiterato la sua convinzione che a partire dal secondo semestre di quest’anno “le nostre misure di politica economica e il quadro macroeconomico internazionale daranno impulso alla ripresa che alimenterà la crescita ben oltre il 2019”. Un vaticinio, quello dell’avvocato degli italiani, che poggia sull’illusoria certezza di un prossimo rasserenamento della situazione economica globale, che sarà piagata invece dalle tribolazioni post-Brexit e dalla guerra fredda tecnologica tra Stati Uniti e Cina, nonché sull’ipotesi di un impatto miracoloso delle due misure bandiera dei gialloverdi, reddito di cittadinanza e quota 100. Ma come hanno ripetuto a iosa gli economisti più assennati, non è con iniezioni di spesa pubblica improduttiva che si aumentano le chance di un’economia di tornare a ruggire. Occorrerebbero, invece, scelte coraggiose e lungimiranti che aggrediscano le criticità di un Paese ingessato e strutturalmente incapace di un colpo d’ala. Scelte che l’esecutivo in carica non è in grado di fare perché, sottolinea Fitch, paralizzato da insanabili “differenze ideologiche”. La conclusione che ne possiamo ricavare ricalca il pronostico fatto dalla stessa agenzia di rating: “Non ci aspettiamo”, scrive Fitch, “che il governo duri l’intero mandato e vediamo un aumento delle probabilità di elezioni anticipate dalla seconda metà di quest’anno”. La questione non è se il governo cadrà, ma quando.

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