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Le imprese olimpiche riaprono l’insidioso dibattito sullo Ius soli

Pubblicato il 13/08/2021 - Il Piccolo, Messaggero Veneto

Le recenti vittorie olimpiche degli atleti azzurri hanno riaperto il dibattito sullo ius soli. Da Tokyo infatti sono giunte le belle immagini delle gare nelle quali si è cimentato con successo un team composto per il 15% da giovani nati all’estero o con genitori stranieri, e la quota sale al 40% per la sola atletica. Sono cifre che testimoniano l’avvenuta trasformazione dell’Italia in una società multiculturale e che giustificano l’affermazione del presidente del Coni Malagò che ha esaltato la composizione “superintegrata e multietnica” dell’Italia sportiva. È per questo motivo che lo stesso Malagò ha invocato l’introduzione del cosiddetto ius soli sportivo, ossia una corsia preferenziale per la cittadinanza italiana da attribuire agli atleti immigrati o figli di immigrati: appare infatti profondamente ingiusto il calvario burocratico cui si devono sottoporre questi giovani che sono costretti ad aspettare i 18 anni per iniziare il lento percorso che consentirà loro di prendere parte gare internazionali sotto l’insegna della bandiera italiana. Ferme restando le buone ragioni di Malagò, non si può negare che lo ius soli sportivo introdurrebbe, come è stato rilevato da più parti, una pesante discriminazione tra giovani sportivi e non. Ecco perché si è reimposta nell’agenda politica la più ampia questione della cittadinanza per le cosiddette seconde generazioni. Un tema che incontra trasversali consensi ma anche fiere opposizioni. Molti ricorderanno il disegno di legge sullo ius soli approvato in una sola Camera nella legislatura precedente ma frettolosamente ritirato al momento del voto finale in Senato nella convinzione che non avrebbe ottenuto le necessarie convergenze. Può l’odierno quadro politico propiziare la ripresentazione di un provvedimento analogo? Vi sono ragioni per dubitare che il governo Draghi possa muoversi di propria iniziativa: troppo alto è il rischio di spaccare la maggioranza arcobaleno che lo sostiene. La Lega di Salvini in particolare ha già promesso dura battaglia e anche in Forza Italia e in alcuni segmenti dei M5S non mancano i malpancisti. Resta dunque lo spazio di un iter parlamentare con il quale si vadano a cercare i voti necessari nelle due Camere. Idee per presentare una proposta di legge innovativa non mancherebbero: c’è ad esempio quella del Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, il pentastellato Giuseppe Brescia, incentrata sul cosiddetto ius scholae che lega la concessione della cittadinanza all’avvenuto completamento di un ciclo di studi nelle scuole del nostro Paese. Questa via avrebbe il merito di fondare il riconoscimento sull’avvenuta assimilazione della nostra cultura e lingua. Le nostre scuole sono già del resto una fucina di integrazione e un vero e proprio di laboratorio di promozione dei nostri principi e valori. Basterà questo accorgimento per superare le accanite resistenze dei contrari? Anche se sarebbe imprudente essere ottimisti, è comunque un bene che questo tema sia ritornato all’ordine del giorno, sperando che la magica atmosfera di Tokyo possa avere lasciato il segno.

 

 

Governo italianoIl PiccoloMessaggero Venetoseconde generazioni
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