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Quando due feste coincidono

Pubblicato il 21/12/2015 - Messaggero Veneto

La luna quest’anno ci offre un dono prezioso: la coincidenza tra la festa islamica del Mawlid, la natività del Profeta Maometto, e il nostro Natale. Consci della natura simbolica di tale concomitanza, i musulmani della principale moschea udinese hanno lanciato un sasso nello stagno dei rapporti freddi con l’interlocutore cattolico. Questa mano tesa dovrebbe essere senz’altro raccolta.

Un passo nella direzione della concordia è quanto mai necessario in un momento in cui la tensione nel mondo si taglia a fatte a causa del terrorismo jihadista e della sua inenarrabile violenza contro le minoranze religiose, soprattutto le chiese orientali che tanta parte hanno avuto nella storia dell’angolo di mondo ora piagato dal califfato.

Oltre che nel perdono, l’essenza della fede cristiana risiede nella tessitura di relazioni umane armoniose che valorizzano tanto l’apporto degli individui quanto la coesione delle comunità. In una fase storica in cui queste ultime, a seguito dell’immigrazione straniera, si fanno via via più composite anche da un punto di vista religioso, la fede di maggioranza non può che offrire un segnale di disponibilità ad aprire quel dialogo che tanto auspica anche Papa Francesco.

Il confronto con l’islam non implica naturalmente il rinunciare alla propria verità né il passare sopra alle non poche differenze, sul piano teologico come su quello etico, tra le due confessioni. Né comporta cedimenti intorno all’ambizione di proporre valori e linee di condotta ad un’umanità sempre più priva di riferimenti. Nella temperie che viviamo, un gesto di apertura è auspicabile per allontanare le ombre dello scontro che le formazioni islamiste vorrebbero fomentare tra le fedi e le civiltà.

Per una città come Udine che ospita non solo una componente islamica sempre più robusta, ma anche chiese ortodosse, svariate denominazioni cristiane e un pulviscolo di appartenenze religiose di varie origini, il cammino del dialogo interreligioso rappresenta un passaggio obbligato sulla via della costruzione di una società pluralistica fondata sul rispetto reciproco.
Come prospettato poco tempo fa in alcune dichiarazioni di stampa, Il Comune potrebbe ritagliarsi un ruolo in questo processo, facendosi garante di un tavolo nell’ambito del quale, come avviene in altre città europee, le relazioni tra le comunità religiose seguano un’agenda permanente e non siano lasciate alla buona volontà dei singoli.

Il protagonismo dell’istituzione pubblica rassicurerebbe ogni partecipante circa l’effettivo perseguimento dell’interesse generale, fugando eventuali dubbi e dietrologie.

Per questi e altri intuibili motivi, le autorità civili e religiose dovrebbero offrire un riscontro positivo alla proposta dei musulmani di via Marano di condividere le festività natalizie. Dal canto loro, i rappresentanti della moschea dovrebbero assicurare la partecipazione dei correligionari che fanno riferimento agli altri centri islamici.

Bisogna cogliere questa opportunità per superare tutte le lacerazioni e le angosce, comprese quelle vissute dai non credenti che guardano con timore all’avanzata dell’islam e trovano conferma ai propri sospetti nei drammatici fatti prospettati dalla cronaca interna ed internazionale

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