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Tutte le prove di dialogo (e gli scazzi) tra Usa e Cina

Pubblicato il 10/07/2022 - Start Magazine

È durato cinque ore, incluso il pranzo, l’atteso bilaterale tra i capi delle diplomazie di Usa e Cina tenutosi ieri nell’isola di Bali, in Indonesia, in chiusura della Ministeriale degli esteri del G20.

Un confronto franco

Tanto Antony Blinken quanto Wang Yi, riferisce Reuters, hanno definito “franco” uno scambio di vedute – il primo in persona dallo scorso ottobre – che ha ovviamente toccato la guerra in Ucraina e si è esteso ad altri temi come Taiwan, Hong Kong e la presenza americana nella regione dell’Indo-Pacifico.

La mano tesa di Blinken

“Nonostante le complessità della nostra relazione”, ha detto il Segretario di Stato Usa nella conferenza stampa di chiusura, “posso dire con una certa fiducia che le nostre delegazioni hanno trovato le odierne discussioni utili, franche e costruttive”.

“Siamo impegnati, ha aggiunto Blinken, “a gestire questa relazione e questa competizione in modo responsabile, come il mondo si attende che facciamo”.

Le distanze sull’Ucraina

Anche in considerazione dei lavori del G20, durante i quali si è cercato invano di creare un cordone sanitario intorno alla Russia e al suo Ministro degli esteri Sergej Lavrov, Blinken ha cercato di inchiodare la Cina alle proprie responsabilità.

“Siamo preoccupati circa l’allineamento della Repubblica popolare cinese con la Russia”, ha detto il Segretario pensando alla partnership senza limiti che Vladimir Putin e XI Jinping hanno giurato di coltivare poco prima dell’inizio delle ostilità in Ucraina.

“Ho cercato di chiarire al Consigliere di stato”, ha affermato Blinken pensando alla posizione di apparente neutralità della Cina nel conflitto, “che questo è davvero il momento in cui tutti dobbiamo unirci” nella condanna dell’invasione.

“Io non penso”, è stata la considerazione del Ministro, “che la Cina si stia di fatto comportando in un modo che indica neutralità. Ha appoggiato la Russia all’Onu. Sta continuando a farlo. E ha amplificato la propaganda russa” sin dalle fasi iniziali della guerra.

Il nodo di Taiwan

Un altro punto dolente affrontato nell’incontro ha riguardato Taiwan. Qui Blinken, riporta Npr, ha accusato la controparte di indulgere a “una retorica e attività provocatorie”, sottolineando la “vitale importanza di mantenere la pace e la stabilità attraverso lo stretto di Taiwan”.

Nel confronto, secondo il resoconto del South China Morning Post, c’è stato spazio anche per le canoniche recriminazioni sulla situazione a Hong Kong, nello Xinjiang e nel Tibet.

La versione di Wang

Wang Yi ha concentrato la propria attenzione sulla necessità di restaurare un barlume di normalità in una relazione bilaterale fattasi da tempo tesa e complessa.

Il Consigliere ha in particolare accusato gli Usa, secondo quanto ha riportato l’agenzia di stato Xinhua in un comunicato cui fa riferimento il South China Morning Post, di non aver ancora normalizzato i rapporti dopo le tensioni create dalla precedente Amministrazione di Donald Trump, e di non aver onorato l’impegno a migliorare le relazioni preso durante il vertice virtuale tra Joe Biden e Xi Jinping dello scorso novembre.

Cina e Usa, sono state le parole di Wang, “sono due grandi Paesi, dunque è necessario per essi intrattenere scambi normali … abbiamo bisogno di lavorare insieme per assicurare che questa relazione prosegua lungo il binario giusto”.

Le accuse cinesi

Senza fare sconti il Ministro ha accusato gli Usa di considerare impropriamente la Cina una minaccia, precisando che se “a questa teoria della minaccia è consentito di svilupparsi ulteriormente, la politica degli Usa verso la Cina entrerebbe in un vicolo cieco da cui non potrebbe più uscire”.

Recuperando un’espressione molto in voga nei circoli del potere comunista, Wang ha inoltre sottolineato che l’America “soffre di sinofobia”.

Le richieste agli Usa

Come riferisce ancora il South China Morning Post, Wang ha presentato a Blinken una lista di richieste propedeutiche alla ricucitura. Sebbene non siano noti i dettagli, la Cina già nel luglio dell’anno scorso aveva presentato agli Usa un elenco delle proprie preoccupazioni e dei possibili rimedi, inclusi la fine delle restrizioni su alcuni maggiorenti del Partito comunista e la domanda di un trattamento più equo dei cittadini cinesi residenti negli Usa.

Secondo Reuters, Wang avrebbe anche chiesto la cancellazione dei dazi trumpiani sulle merci cinesi, come peraltro l’amministrazione Biden sembra ripromettersi di fare a breve, e la fine delle sanzioni unilaterali Usa sulle aziende cinesi.

Nessuna svolta su Ucraina e Taiwan

Nessun passo in avanti si è comunque registrato sul fronte della guerra in Ucraina. Il Ministro cinese ha piuttosto approfittato dell’occasione per reiterare la visione cinese di una crisi in cui, a differenza del pensiero occidentale, le responsabilità sono invertite. Secondo Wang, infatti, “considerare la propria sicurezza al di sopra della sicurezza degli altri e consolidare i blocchi militari non farà altro che dividere la comunità interazionale e rendere se stessi meno sicuri”.

A proposito di Taiwan, infine, la posizione della Cina rimane la stessa e corrisponde alla richiesta di cessare le interferenze di Washington su una questione che la Cina considera di importanza vitale.

“Gli Usa” sono le parole scelte da Wang, “non devono sottovalutare la ferma determinazione del popolo cinese a difendere la propria sovranità territoriale, e non devono commettere errori sovversivi che rovinino la pace nello stretto di Taiwan”. L’America dunque è esortata, riferisce Reuters in un altro lancio dedicato all’incontro, a non diffondere i messaggi sbagliati circa la “indipendenza di Taiwan”.

Un dialogo che prosegue

Nonostante gli elementi di discordia emersi anche durante questo bilaterale, Cina e Usa mantengono aperti i canali del dialogo. È evidente la volontà di ambedue le superpotenze di minimizzare i danni di una relazione che negli ultimi anni ha raggiunto i toni dell’aperta ostilità.

Permangono comunque le distanze su una serie di temi scottanti come Taiwan, i diritti umani e naturalmente la guerra in Ucraina che, in questo momento, rappresenta la priorità diplomatica per Washington.

Il confronto franco tra Wang e Blinken ha evidenziato quanto lunga sia la strada da percorrere prima che si giunga a una piena normalizzazione dei rapporti tra Usa e Cina, anche se da ambo le parti si nega la volontà di instaurare un clima da guerra fredda che nuocerebbe ad entrambi.

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