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Verità per Giulio Regeni, una strada ancora in salita

Pubblicato il 27/01/2017 - Il Friuli

Un anno fa, al Cairo scompariva un giovane ricercatore friulano, Giulio Regeni, trasferitosi in Egitto per compiere la sua ricerca di dottorato per l’Università di Cambridge. Era lì per studiare i sindacati degli ambulanti, e li ha frequentati per settimane guidato dalla sua passione e dalla volontà di essere d’aiuto a quei poveri egiziani vessati dal regime di Al-Sisi. Dalla sua sparizione al ritrovamento del corpo martoriato passano nove giorni, e da allora inizia una storia che ancora oggi non ha trovato conclusione: la storia di un sequestro e di un trattamento disumano riservato ad uno studioso che nulla aveva fatto per attirare su di sé quell’atroce destino. È da 365 giorni che attendiamo la verità su chi abbia fatto scomparire Giulio e lo abbia barbaramente eliminato. Quella verità resta appesa al filo di una collaborazione giudiziaria tra le autorità egiziane e la Procura di Roma dalla quale sono emersi frammenti di quella verità. Oggi sappiamo, ad esempio, che Giulio è stato tradito da Mohammed Abdallah, leader del sindacato degli ambulanti. Era stato contattato dal ricercatore di Fiumicello per ottenere informazioni sulla sua ricerca. Ma Abdallah aveva altri progetti. Mirava al denaro di cui Giulio disponeva, 10 mila dollari, per compiere ricerche in campo sociale. Li voleva per sé, quei soldi, e per averli si era inventato la malattia della moglie. Ma Giulio non può usare quei fondi a titolo personale. Ecco allora che Abdallah, con le pive nel sacco, si trasforma nel primo aguzzino di Giulio, denunciandolo al Ministero dell’Interno come spia e aiutando le autorità a far luce sulle sue presunte attività sovversive. È di questi giorni la diffusione di un lungo filmato che documenta uno degli incontri tra Abdallah e Regeni. Un filmato registrato con una telecamera nascosta, fornita ad Abdallah dai servizi segreti. La registrazione scagionerebbe Giulio: nulla dice che possa insospettire le autorità. Ma la macchina della sicurezza si era oramai messa in moto, avviata verso la direzione che sappiamo: la decisione di far scomparire Giulio e di farlo parlare, coi mezzi non ortodossi di cui i servizi segreti egiziani sono specialisti. Giulio rimane diversi giorni nelle mani dei suoi sequestratori. Il suo corpo riaffiora il 3 febbraio, con segni evidenti di tortura, una vita troncata nella massima brutalità. Le autorità egiziane hanno provato a offrire versioni farlocche di quel delitto, offendendo un Paese intero oltre che i genitori di Giulio, i più indefessi sostenitori della necessità di trovare la verità. Oggi, a un anno di distanza, la strada per quella verità è ancora in salita. L’auspicio è che, anche nel nome delle buone relazioni tra Egitto ed Italia, entro il prossimo anniversario ci venga consegnata quella verità che urla giustizia nel cuore di tutti noi.

EgittoIl FriuliRegeni Giulio
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