skip to Main Content

Vertice tra i Volonterosi senza la premier Meloni

Pubblicato il 14/05/2025 - Messaggero Veneto

giorgia-sito-1536x967

È diventato un caso politico la scelta di Giorgia Meloni di non partecipare in presenza al vertice della Coalizione dei Volenterosi tenutosi sabato a Kyiv. La decisione di limitarsi ad un videocollegamento non può certo compensare il vuoto che c’era quel mattino a Maidan dove, accanto a Zelensky, hanno reso omaggio alle vittime del conflitto quattro leader europei: il francese Macron, il britannico Starmer, il tedesco Merz e il polacco Tusk. Ma è stato nelle ore successive che nella capitale ucraina si sono assunte decisioni storiche sullo sfondo delle bandiere dei Paesi fisicamente presenti con i loro rappresentanti, senza che il tricolore sancisse l’unità europea nel sostegno alla nazione aggredita. Proprio in quel momento, con i leader seduti attorno a un tavolo, è scattato il videocollegamento con Roma, seguito da una telefonata collettiva a Trump con cui è stato di fatto ripristinato il coordinamento transatlantico che nei mesi precedenti, segnati da pericolosi cedimenti Usa verso Mosca, era sembrato vacillare. Ma cosa si è deciso in quel momento da molti definito storico? I leader hanno anzitutto confermato il sostegno ad una pace “giusta e duratura” che garantisca la sovranità e la sicurezza dell’Ucraina. Hanno soprattutto ribadito l’urgenza di un cessate il fuoco totale e incondizionato di 30 giorni, lo stesso proposto dagli Usa nel primo incontro con le delegazioni russa e ucraina tenutosi in Arabia Saudita a marzo e accettato solo da Kyiv. “Se è serio sulla pace”, ha detto Starmer, “deve rispondere senza se e senza ma, (dimostrando) nei fatti la sua disponibilità a chiudere la guerra”. Zelensky ha ribadito la disponibilità al dialogo diretto con la Russia, “in ogni formato e nel contesto della tregua, che noi abbiamo già accettato da tempo”. Infine, è stato sottolineato che, in caso di niet russo, l’Europa intensificherà la pressione con nuove sanzioni e aiuti militari a Kyiv. A rimarcare il ripristinato collegamento tra le due sponde dell’Atlantico, gli Usa hanno annunciato che l’inviato di Trump Witkoff sarà presto a Mosca con un memorandum che dettaglia la proposta di cessate il fuoco. E Meloni? Parlando via etere, la premier ha ribadito che l’impegno italiano si concretizzerà a Roma il 10-11 luglio, giorni in cui si terrà la Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina alla presenza di capi di stato e di governo. In una successiva nota diffusa da Palazzo Chigi, si rendeva noto che Meloni ha posto l’enfasi sulla “urgenza di un cessate il fuoco totale e incondizionato di 30 giorni”, auspicando che la Russia “dimostri concretamente, come già fatto dall’Ucraina, la volontà di costruire la pace”. Piena sintonia con gli altri leader, dunque, ma resta l’ombra di quella mancata presenza fisica, subito messa a confronto con la foto di Mario Draghi in un treno diretto a Kyiv – era il 16 giugno 2022 – accanto a Macron e all’allora cancelliere Scholz. Parte dell’opposizione italiana è insorta, con il senatore Pd Sensi che dichiarava: “quella sedia vuota dell’Italia, che vergogna”. Ma non tutte le critiche sono giustificate, se si pensa che venerdì a Roma si vedranno, per parlare di Ucraina, il nostro ministro della Difesa insieme a quelli di Gran Bretagna, Francia, Germania e Polonia.

Marco Orioles

Governo italianoGuerra in UcrainaMacron EmmanuelMeloni GiorgiaMessaggero Venetopolitica internazionaleZelensky Volodymir
Stampa

Iscriviti Alla Newsletter

Iscriviti per ricevere gli articoli e le ultime notizie

Grazie per esserti iscritto

Something went wrong.

Back To Top

Iscriviti Alla Newsletter

Iscriviti per ricevere gli articoli e le ultime notizie

Grazie per esserti iscritto

Something went wrong.

Iscriviti Alla Newsletter

Iscriviti per ricevere gli articoli e le ultime notizie

Grazie per esserti iscritto

Something went wrong.