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La strategia dell’odio favorisce i jihadisti

Pubblicato il 02/07/2017 - Messaggero Veneto

Desta allarme il secondo attacco, avvenuto giovedì pomeriggio, ad una moschea europea. Dopo quella londinese di Finsbury Park, stavolta a finire nel mirino è stata la moschea di Creteil, piccolo comune a sud di Parigi. Come nella capitale britannica, il metodo usato è lo stesso preferito dai jihadisti: il veicolo-ariete scagliato sulla folla. Che, a differenza di Londra, il tentativo sia fallito nulla toglie alla natura inquietante dell’episodio. Perché la logica della rappresaglia, dell’occhio per occhio, è non solo sgradevole e incivile, indegna di noi europei, ma è proprio ciò che vogliono i jihadisti. Dai tempi dell’al Qa’ida rampante, la strategia della guerra santa in Europa è stata, e continua ad essere nell’era dello Stato islamico, l’incitamento all’odio reciproco. È la precondizione per una auspicata guerra civile che contrapponga musulmani ad autoctoni. E compatti i primi sulle posizioni jihadiste, generando una massa di potenziali reclute pronte a compiere attentati. Ciò che i jihadisti avversano, e tentano di sabotare, è la convivenza pacifica, la coesione sociale, l’armonia. Per loro, islam e Occidente sono antitetici, due blocchi compatti destinati a scontrarsi. Il jihad si nutre di ostilità e della convinzione che l’Occidente sia destinato a cadere sotto i colpi ripetuti delle cellule estremiste, appoggiate da quella parte dei musulmani convinta di essere indesiderata. Chi prende di mira le moschee o compie atti palesemente islamofobici fa un gran regalo ai jihadisti, la cui potenza è proporzionale al numero di musulmani che ci avversa. Per questo, oltre a sperare che i due episodi di Londra e Creteil rimangano casi isolati, bisogna assolutamente moltiplicare gli sforzi per integrare i musulmani. Il messaggio che bisogna trasmettere loro è che l’Europa è anche casa loro, che qui possono vivere e praticare il loro culto in pace e serenità. Solo così possiamo sperare di sconfiggere quei deviazionisti che pretendono di dirottare l’islam su un sentiero bellicoso. L’Europa è accoglienza, il jihadismo è l’esatto contrario: esso pretende di dividere, vuole fomentare il rancore e predisporre i musulmani alla violenza contro gli infedeli. Ora che lo Stato islamico sta per essere sconfitto nel suo territorio in Siria ed Iraq, il pericolo non sta venendo meno. Tutto il contrario. L’IS evolverà in una formazione clandestina di matrice terroristica che cercherà di colpire a più non posso il territorio europeo. Prosciugare il serbatoio delle potenziali reclute di questo progetto eversivo diventa perciò una priorità assoluta. Tutti noi, dai governanti ai semplici cittadini, abbiamo l’immane responsabilità di allontanare i concittadini di fede islamica dalla tentazione di isolarsi e coltivare idee e intenti violenti. Anziché accanirsi contro le moschee, dunque, è auspicabile che si crei un clima in cui i luoghi di culto della fede islamica siano percepiti come parte integrante della nostra società. La convivenza non è un’utopia: è il frutto di atti quotidiani di amicizia e stima. L’utopia è semmai quella dei jihadisti, che sognano un mondo in cui musulmani e occidentali si disprezzino e si combattano, fino alla vittoria finale che per essi è il califfato universale.

FranciaGran BretagnaimmigrazioneIslamMessaggero Veneto
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