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Rivolta in Bielorussia: l’Europa batta un colpo

Pubblicato il 11/09/2020 - Il Piccolo

In Bielorussia l’ultimo dittatore d’Europa Alexandr Lukashenko sta facendo i conti senza l’oste. L’oste in questione è la stessa popolazione bielorussa, che non si è bevuta la favola della rielezione di Lukashenko con l’80% del consenso popolare e sta continuando a scendere in piazza. Per quattro domeniche consecutive, nonostante i moniti del regime e le violenze delle forze di sicurezza, decine di migliaia di donne e uomini hanno sfilato per le strade di Minsk e di altre città bielorusse esibendo la bandiera bianca e rossa che Lukashenko volle sostuituire un quarto secolo fa con un’altra di foggia sovietica e che ora è diventata il simbolo della lotta contro l’usurpatore. Quest’ultimo, dal canto suo, ha deciso di non mollare l’osso, e per disinnescare la rivolta ha scatenato la sua polizia segreta – che, guarda caso, porta il nome sovietico di Kgb – affidandole il mandato di decapitare il Consiglio di Coordinamento dell’opposizione che si era fatto carico di gestire un eventuale transizione e mediare tra il regime e la comunità internazionale per trovare una via d’uscita allo stallo. Con l’eccezione della candidata Svetlana Tikhanivskaya, la candidata teoricamente risultata vincitrice alle urne se non ci fossero stati i brogli del regime e che è riparata immediatamente in Lituania, le squadracce di Lukashenko stanno prelevando uno per uno i membri del Consiglio dalle strade con veri e propri sequestri di persona per prenderli in custodia e impedire loro di proseguire la loro opera. L’ultimo a finire nelle maglie della polizia politica è stato l’avvocato Maxim Znak, tolto dalla circolazione il giorno dopo il goffo tentativo di far espatriare in Ucraina un’altra eroina della resistenza bielorussa, Maria Kolesnikova, sfuggita alla manovra (ma non alle galere bielorusse) solo per la prontezza con cui ha strappato il proprio passaporto di fronte alle autorità ucraine. A rappresentare in libertà la causa di una nuova elezione presidenziale senza brogli è rimasta solo lei, la Nobel per la Letteratura Svetlana Alexievich cui tocca ora l’onere di rappresentare da sola il Consiglio di Coordinamento dell’opposizione. Pur essendo praticamente intoccabile, sono già cominciate le pratiche di persecuzione della Alexeievich con varie moleste nel suo domicilio. Ecco perché il nostro compito, da europei, è formare un cordone attorno alla Alexeievich, impedire che le venga fatto alcun male e fare in modo che riesca a coagulare nuovamente attorno a lei l’opposizione smembrata dai sequestri di Lukashenko. Ha avuto enorme circolazione sul web nelle scorse ore la foto in cui si vedeva la Alexeievich nella sua abitazione attorniata da alcuni diplomatici occidentali che le facevano scudo con il proprio corpo. Ecco, se le parole democrazia e diritti umani hanno ancora un senso in Europa, di cui la Bielorussia fa comunque parte pur essendo considerata una propaggine russa, sarà bene fare tutti noi da scudo ad una donna che merita la nostra ammirazione solo per lo sprezzo del pericolo che sta mostrando in questi giorni cupi.

BielorussiaIl Piccolo
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