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Il cinico ruolo dell’Iran

Pubblicato il 09/10/2023 - Messaggero Veneto

È stato appropriatamente definito l’11 settembre di Israele, anche se le proporzioni della tragedia sono ancora maggiori. L’attacco in grande stile di Hamas, la più spietata organizzazione terroristica attiva nell’enclave palestinese di Gaza, ha sorpreso tutti, inclusi quegli apparati di intelligence noti per essere i più sofisticati del mondo. Una pioggia di fuoco si è riversata sulle città del Sud e del Centro di Israele con almeno 5.000 missili che nemmeno lo scudo difensivo Iron Dome è riuscito a intercettare. Contemporaneamente centinaia di miliziani sono penetrati nei villaggi israeliani a ridosso del confine più sorvegliato del mondo eludendo i sistemi di sorveglianza. Nel frattempo altri commando si incuneavano via aria e anche via mare raggiungendo i loro obiettivi non presidiati in quello che avrebbe dovuto essere un giorno di festa. Le immagini che gli stessi terroristi hanno girato e diffuso via social documentano l’efferatezza di questi blitz. Una vera e propria caccia all’ebreo si è scatenata in quei luoghi dove intere famiglie sono state sterminate nelle loro case o alle fermate degli autobus. Ad altri inermi cittadini è stato riservato un destino ancor peggiore, trascinati con la forza a Gaza per essere esibiti come trofei alle masse urlanti. Adesso Hamas può usare contro Israele l’ulteriore arma di un centinaio di ostaggi che includono civili di tutte le età, non solo israeliani, e alti ufficiali dell’esercito. Ma perché scatenare l’inferno proprio adesso? Nelle ore concitate successive all’attacco sono stati in molti ad additare le responsabilità della stessa Israele, colpevole di opprimere il popolo palestinese e di opporsi al progetto, che gode di universale consenso nella comunità internazionale, di costituire uno stato palestinese che possa convivere pacificamente con quello ebraico, condividendo la sovranità su quella che la Chiesa cattolica ama definire Terra Santa. Tutto vero, ma c’è un altro fattore di cui tenere conto che rimanda alla regia non solo palestinese dell’attacco del 7 ottobre. Da chi altri infatti è finanziato e armato (e qualcuno dice eterodiretto) Hamas se non da quella repubblica islamica dell’Iran che proclama apertamente di perseguire l’obiettivo della distruzione di Israele o anzi, come la chiamano a Teheran, della “entità sionista”? Non è passata inosservata su X la sequenza di tweet partita dal profilo del dittatore iraniano Ali Khamenei tre giorni prima delle incursioni di Hamas. Cinguettii nei quali la guida suprema si diceva convinta che “il regime sionista sta morendo”, sottolineando come “il movimento anti-occupazione in Palestina sia … più preparato che mai (a) ottenere i suoi obiettivi”. Ma colpire ora Israele, scatenandone l‘inevitabile reazione militare, significa anche far deragliare il processo di normalizzazione delle relazioni in corso tra lo stesso Stato ebraico e un attore islamico di fondamentale importanza come l’Arabia Saudita. Ancora una volta insomma l’Iran non esita a usare cinicamente il sangue palestinese sparso nella rappresaglia israeliana per perseguire la propria agenda di morte e devastazione.

Marco Orioles

HamasIranIsraeleTerritori palestinesi
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