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In Borgo Stazione a Udine un laboratorio di integrazione

Pubblicato il 10/03/2024 - Messaggero Veneto

Marco Orioles con Mohammed Hassani, Alessandro Venanzi, Umberto Marin, don Giancarlo Brianti, la prof. Rosaria Arfè, Gea Arcella, Udine, 9.3.2024
Marco Orioles con Mohammed Hassani, Alessandro Venanzi, Umberto Marin, don Giancarlo Brianti, la prof. Rosaria Arfè, Gea Arcella, Udine, 9.3.2024

Il quartiere delle magnolie ospita 64 popoli diversi. In alcune vie gli stranieri hanno superato gli italiani


Il primo passo è cambiare la narrazione che si fa del quartiere. Parlarne in termini positivi e non solo negativi. Poi serviranno interventi mirati di rigenerazione urbana e una serie di momenti di incontro per favorire la socialità positiva. Borgo stazione vuole cambiare passo e vivere una sua “primavera”, una rinascita in grado di cambiarne la reputazione e ricucire la frattura venutasi a creare negli anni con il resto della città. Per riuscirci serve una sorta di patto tra chi il quartiere lo vive, le associazioni che vi operano e l’amministrazione comunale. Ieri se n’è parlato nel corso di un incontro promosso dal sociologo Marco Orioles nello Spazio 35 di via Percoto, a cui sono intervenuti il vicesindaco Alessandro Venanzi, gli assessori Ivano Marchiol, Arianna Facchin e Gea Arcella, l’ex vicesindaco Loris Michelini, l’ex consigliere comunale e residente del borgo Paolo Foramitti, la dirigente della scuola Dante Rosaria Arfè, il parroco della chiesa del Carmine don Giancarlo Brianti, il presidente del Centro islamico Misericordia e Solidarietà Mohammed Hassani, il presidente dell’associazione Time for Africa Umberto Marin.

I NUMERI. Quello che comunemente viene chiamato quartiere delle Magnolie è un fazzoletto di terra costituito da tredici vie, in cui convivono sessantaquattro popoli diversi. I residenti totali sono 2.372, per il 60% circa di nazionalità italiana, per il 40% circa straniera. Una percentuale quasi tripla rispetto alla media cittadina, ferma al 15%, e più che quadrupla rispetto al resto del Friuli Venezia Giulia. La concentrazione di stranieri si registra soprattutto in viale Europa Unita (57,2% contro il 42,8% di italiani), via Leopardi (54,5% contro 45,5%) e in via Roma (50% di stranieri, 50% di italiani).

IL COMMENTO. «Con il passare degli anni nel quartiere si è creato un microcosmo caratterizzato dalla vivacità di un autentico emporio multiculturale, dalle preghiere in arabo delle due “moschee” che sorgono in queste strade e dal continuo viavai di individui e famiglie che su questi marciapiedi proiettano un’umanità coloratissima e vociante in lingue sconosciute». Questa la descrizione che di borgo stazione ha dato il sociologo Orioles, tra i più assidui frequentatori del quartiere. «Quello che io e altri amici abbiamo deciso di soprannominare “borgo mondo” è la nuova frontiera del Friuli Venezia Giulia: un laboratorio pulsante dell’integrazione e della convivenza pacifica». Orioles, però, conosce anche l’esistenza dei fenomeni di disagio e marginalità che «si annidano nel quartiere, come ovunque in Europa nelle zone delle stazioni», e che contribuiscono a tenere lontani gli udinesi e i friulani in genere. «Vogliamo riportarli in questa parte di città organizzando eventi che diano la massima dignità a questo palcoscenico naturale delle diversità culturali», ha assicurato Orioles, che ormai si è dato come missione quella di riabilitare il borgo.

LE PROPOSTE. Convinto che le differenze presenti nel quartiere possano essere «motivo per attirare le persone e non per allontanarle», Marin ha fornito una serie di spunti per rigenerare il quartiere: infrastrutturare il giardino Pascoli per ospitare eventi e collegarlo alla Dante, aprire il cortile della scuola anche in orario extrascolastico, riqualificare le palazzine Liberty per farne punti di incontro, istituire mediatori culturali di strada. «Questo luogo va riqualificato in quanto porta della città e parte integrante della stessa. Chi delinque va isolato attraverso l’organizzazione di eventi, incontri, occasioni di cultura», ha chiuso Marin.

LA POLITICA. Venanzi si è soffermato sul tema dell’occupazione dello spazio sociale da parte delle persone «per togliere spazio a chi la socialità la intende in maniera negativa». Per farlo, al di là di occasioni di incontro ed eventi, per il vicesindaco «vanno interpretati diversamente alcuni luoghi, migliorando così la qualità della vita per chi frequenta il quartiere». Venanzi, a tale proposito, ha citato la scuola, lo studentato, i servizi alle persone, i negozi di prossimità.  Per Marchiol «ogni luogo trascurato diventa insicuro». Una porta di accesso alla città che per l’assessore rappresenta «un luogo di incontro con importanti prospettive di crescita e sviluppo, che abbiamo il dovere di recuperare: sicurezza e coesione sociale sono il risultato di ogni intervento di rigenerazione urbana, in grado di creare prevenzione e di riempire lo spazio con persone e attività positive che favoriscono la crescita culturale, l’aggregazione, marginalizzando le attività illecite per agevolare anche il lavoro delle forze dell’ordine».

Alessandro Cesare

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